
Matteo Achilli, discusso CEO e Founder di Egomnia, ha lanciato una campagna di crowdfunding su Indiegogo.
La notizia potrebbe non farvi strappare i capelli, di certo sono altri i titoli che in questo momento infiammano le testate giornalistiche del mondo start up e le bacheche dei “GURU” di questo settore che stanno spendendo il loro preziosissimo time banking per dire la propria sul giovane imprenditore. Però dovevamo pur trovare un argomento su cui allacciarci anche noi per scriverci due righe e per fortuna il buon Matteo pensa a tutti. Dal cinema, all’editoria, al developer, al maker, al gatto, al topo e all’elefante, non manca più nessuno…solo non si vede l’unicorno.
Facciamo una breve disamina del caso prima di procedere alla lapidaria sentenza sulla campagna di crowdfunding di Egomnia.
Cosa è EGOMNIA
Egomnia non è nulla o meglio, Egomnia è il frutto di una serie di fortunate coincidenze che hanno portato un portale privo di struttura e senza una reale community ad essere lo straccio di una storia da film. Egomnia nasce nella mente di un giovane liceale per diventare “una realtà nel panorama italiano” (qualsiasi cosa voglia dire) in breve tempo, accaparrandosi le copertine delle testate più influenti italiane ed estere (é arrivato alla BBC, per intenderci). Egomnia è il frutto di una serie di sfortunate coincidenze che hanno portato un ragazzo, pieno di se (e con molte colpe comunicative che in tanti, troppi, accostano alla frode) ad avere catapultato su di se l’attenzione mediatica di mezzo mondo con annessi e connessi.
Ma cosa è veramente Egomnia o almeno, come funziona? Egomnia è l’innovativa modalità di incontro tra domanda e offerta nel mondo del lavoro tramite il web 2.0 (così ne parlavano i GURU di Ninjamarketing). Quello che nessuno sa è come avviene realmente questo incontro. Matteo Achilli parla di un algoritmo (che quindi in realtà è il vero prodotto, fate attenzione a questa cosa) che assegna un punteggio ad i candidati che registrano il proprio CV sulla piattaforma in modo da rendere più facile ed efficiente la ricerca da parte delle aziende del profilo ideale. Come funziona(?) questo algoritmo? Questa parte non è del tutto chiara, ne tanto meno si hanno (o si possono avere) certezze su quanto sia stato performante fino ad ora (anche se in realtà un numero è scritto, di pugno, proprio dal fondatore sulla descrizione della campagna “Egomnia has helped to bring together in Italy more than 60,000 young people with businesses”). Questo ci consente di passare al secondo step dell’analisi.
NB [da leggere solo se ne hai voglia]
Da buon curioso ho fatto un paio di esperimenti (cosa che avreste dovuto fare tutti, quanto meno prima di ergervi a solenni protettori del sacro impero degli startappuri d’onore) sull’algoritmo, provando a metterelo alla prova. L’algoritmo, quantitativo, lavora su un’unica variabile: le università. Il grande lavoro manuale di data entry (ma sei idiota!?) fatto per inserire tutte le università mondiali nel database dà la possibilità di assegnare un valore ai candidati. La posizione lavorativa e l’azienda sono praticamente ininfluenti, mentre pesano gli anni di lavoro ovviamente. Questo non rende Egomnia solo uno strumento povero d’innovazione, ma duplicabile e facilmente sostituibile. No, non vali un miliardo, ma manco n’euro.
Quanto vale EGOMNIA
Un miliardo, semplice. Egomnia vale 1.000.000.000€. Giusto per rendere la lettura più interessante vi faccio un elenco di cose che Matteo potrebbe comprare vendendo Egomnia:
- il Milan
- il commercio del mercato ortofrutticolo Veronese
- la Cyber Security [questo lo dice RaiNews ma non ho ben capito cosa intendano]
- tanta felicità
- ricomprare Egomnia
Visto che ci piacciono tanto i numerni, facciamo due calcoli sul vero valore di questa azienda. Con 850.000 iscritti, il valore per utente si aggira intorno agli 11.000€ (e pensare che quei pazzi di Instagram hanno venduto a Zuck a soli 21$ a utente), il che porta ogni singolo candidato ad essee una miniera infinita e preziosissima di informazioni perfettamente profilate e utilissime ad ogni HR; tutto merito dell’algoritmo ovviamente.
Ma allora, se EGOMNIA vale così tanto, che bisogno c’era di fare una campagna di crowdfunding? Questo ci porta al terzo ed ultimo step della nostra analisi.
Perché questa campagna?
A questa domanda non posso rispondere in modo netto, il perché è ovviamente influenzato da mille motivi. La possibilità di cavalcare l’onda mediatica di un film ha sicuramente influito sulla scelta di lanciare una campagna di raccolta fondi. Perché è gratis e “va bene facciamo anche quest’altra porcata?”. Perché è innovativo e fa figo e se vado in America non mi posso mica presentare senza una campagna di crowdfunding.
Di sicuro la campagna risente di molti errori tecnici:
- primo su tutto il settaggio del gol: a cosa servono i 100.000€?
- La struttura delle ricompense non ha un valore realmente sensato rispetto alla somma richiesta (con tutto il bene Matteo ma 1000€ per un pranzo con te mi sembrano un attimino eccessivi)
- La descrizione è carente di informazioni sul funzionamento del progetto e sulla destinazione dei fondi
- La promozione è carente se non del tutto assente
Ad oggi la raccolta è di 54$ totali, di cui 5$ dollari messi direttamente dal creator, non una delle migliori partenze che io ricordi, ma ancora c’è un mese di tempo e comunque bisogna sempre concedere il beneficio del dubbio.
Spero che da questo ennesimo tentativo di approccio errato al crowdfunding si possa comunque trarre insegnamento e migliorare, in Italia non avremo il nuovo Zuckerberg ma ci sono tanti, tantissimi, progetti validi che non meritano questa sporcizia di informazione veicolata da poche e becere penne.
Bonus track
Il 26 aprile sono andato a vedere dal vivo l’evento organizzato da Startup Grind Milano che vedeva Matteo Achilli al centro di un querelle di domande e ciarlatanate (sulla loro pagina vi potete seguire tutto il live), da cui è venuto fuori un confronto poco costruttivo e abbastanza noioso. O forse mi sono annoiato solo io perché avevo dimenticato il righello a casa e non potevo misurarmelo insieme agli altri.
PS questo articolo non è una critica verso Matteo Achilli o Egomnia ma un’analisi di quanto siano scadenti le aziende che ci hanno/avrebbero investito(?), tutti i giornalisti che ci hanno scritto e chi lo ha criticato.
Hai vinto. Un set di birre appena ci vediamo, insieme alle sfogliatelle. Brindiamo all’Ego e agli @gonzi.
Bellissimo! Son morto dalle risate dall’inizio alla fine! Si capisce cmq che Matteuccio è un’anima che vaga sola e decide da solo cosa fare, dire e organizzare (crowdfunding). Grazie per la bella lettura!