
Hai sentito parlare da qualche parte di Equity Crowdfunding ma non hai la più pallida idea di cosa sia?
Scopri in questo articolo l’analisi di mercato italiana, come funziona il sistema, quali sono i rendimenti ed i rischi associati allo strumento e l’elenco di tutte le piattaforme attive.
Al termine di questa guida, avrai a disposizione gli strumenti per capire se l’equity crowdfunding potrebbe essere una nuova asset class da aggiungere al tuo portafoglio di investimenti.
Buona lettura e fammi sapere cosa ne pensi nei commenti!
Cos’è il crowdfunding?
Si parla di equity crowdfunding o equity based crowdfunding quando tramite un investimento online si acquista un titolo di partecipazione (quota) di una società. Esso, quindi, si distingue dagli altri modelli di crowdfunding per la particolare “ricompensa” attesa da parte di chi contribuisce al progetto.
Il crowdfunding è la raccolta fondi che, mediante il web ed il coinvolgimento della “folla”, riesce a convogliare – più o meno – ingenti somme di denaro per la realizzazione di una precisa causa.
Secondo la classificazione più accreditata in letteratura, sono 4 i modelli di crowfunding di riferimento: il modello equity-based è il più giovane affermatosi durante il percorso evolutivo del fenomeno, successivamente al donation, al reward e al lending. Sin da subito diviene oggetto di attenzione da parte di molti ordinamenti nazionali sia per l’argomento trattato che per il suo potenziale economico.
Come funziona l’equity crowdfunding?
Il proponente – cioè l’imprenditore – lancia la raccolta di finanziamento sulla piattaforma online esplicitando le informazioni inerenti al progetto e il relativo traguardo monetario da raggiungere per attuarlo.
L’obiettivo di raccolta viene diviso in quote a prezzo fisso e queste vengono offerte agli investitori. Il progetto che raggiunge l’obiettivo di raccolta minimo sarà realizzato nei termini dichiarati e gli investitori otterranno in cambio la partecipazione al capitale sociale; viceversa, verrà restituita l’eventuale somma versata ai legittimi finanziatori.
Pertanto, il sostenitore si configura come un socio che effettua un investimento e acquista una quota della proprietà della società, allo scopo di ottenere dividendi dal capitale posseduto ed eventualmente capital gain dalla vendita della propria quota.
Quale disciplina in materia c’è in Italia?
L’Italia è stato il primo Paese in Europa ad aver adottato una normativa specifica dedicata all’equity crowdfunding e grazie al Regolamento CONSOB è il primo Paese al mondo ad essersi dotato di una normativa attuativa organica (anticipando la SEC negli Stati Uniti).
In Italia, l’equity crowdfunding è disciplinato dal Decreto Legge 18 ottobre 2012, n. 179 (il c.d. Decreto Crescita bis, o 2.0) convertito con modificazioni con Legge 17 novembre 2012, n. 221. Tale provvedimento ha demandato l’adozione di una disciplina specifica in materia alla CONSOB che, in data 26 giugno 2013 con delibera n. 18592, ha adottato il regolamento in materia di “Raccolta di capitali di rischio da parte di start-up innovative tramite portali online”.
L’intento del legislatore è quello di favorire la nascita e lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali ad “alto valore tecnologico”, nello specifico, il D.L. si riferisce alle “start-up innovative” come unico soggetto abilitato alla raccolta di capitale attraverso il crowdfunding. Solo con il Decreto Legge 24 gennaio 2015, n.3, convertito con modificazioni dalla Legge 24 marzo 2015, n. 33, è stata data la possibilità anche alle PMI e altri soggetti in ogni caso legati alla ricerca e allo sviluppo di servizi e prodotti innovativi di accedere allo strumento.
Detrazione fiscale fino al 50%
Grazie al nuovo Decreto Rilancio, siglato il 19 maggio 2020, è stata aumentata la detrazione d’imposta per le persone fisiche che investono in startup e PMI innovative, portandola al 50% sul capitale investito fino ad un investimento massimo di 100 mila euro.
Prima di questa modifica, la percentuale detraibile era il 30% e continuerà a rimanere tale per le persone giuridiche e per le persone fisiche che hanno investito tra i 100 mila euro e 1 milione di euro.
Inoltre, se i precedenti incentivi prevedevano una deduzione dall’imponibile, ora lo sconto viene applicato direttamente sulle imposte dovute, con un rientro immediato della metà dell’investimento.
Il mercato italiano dell’ equity crowdfunding
L’osservatorio CrowdInvesting del Politecnico di Milano rilascia con cadenza annuale i numeri del mercato dell’equity crowdfunding. Al 30 giugno 2022 risultavano 51 portali di crowdfunding italiani attivi e autorizzati da Consob. La maggior parte dei portali è relativamente giovane in quanto ben 35 piattaforme sono state registrate dopo il 2018.
E’ interessante notare inoltre che 5 piattaforme registrate nel 2019 hanno chiuso l’attività entro 2 anni.
I volumi complessivamente raccolti dal 2014 sono pari a 429 milioni di euro con un trend di crescita esponenziale. Tuttavia, nel corso del primo semestre del 2022, i volumi hanno raggiunto 59 Mln di euro (-9.7% rispetto a quanto raccolto nello stesso periodo dell’anno scorso). Sembra quindi che il trend di crescita si sia ridotto nel corso dell’ultimo semestre.
Aggregando i volumi complessivamente erogati per piattaforma, possiamo notare come il mercato dell’ Equity Crowdfunding in Italia sia sostanzialmente concentrato su 5 piattaforme (Mamacrowd, CrowdFundme, Walliance, BackToWork e OpStart) che cubano in totale oltre il 75% dei volumi complessivi di tutta l’industria italiana.
Dopo aver inquadrato il mercato a livello macro, iniziamo ad analizzare nel dettaglio le campagne. Al 30 giugno 2022 ne sono state censite in totale 1055 di cui 799 chiuse con successo. (Tasso di successo pari a 79.3%).
Il 1° semestre del 2022 si chiude con 88 campagne che hanno raccolto il target previsto contro 93 del semestre dello scorso anno. Anche in questo caso quindi osserviamo per la prima volta una contrazione di mercato.
Le aziende che utilizzano gli strumenti della finanza alternativa (Le società emittenti) sono principalmente concentrate al nord Italia: Lombardia, Emilia Romagna e Lazio. Al sud notiamo invece una particolare concentrazione in Campania, Puglia e Sardegna.
Dal punto di vista del settore, notiamo una concentrazione su Servizi di informazione e comunicazione, Attività professionali, scientifiche e tecniche ed infine attività manifatturiere.
Qual è il rendimento atteso dell’ Equity Crowdfunding?
Quando si investe in Equity Crowdfunding sostanzialmente si acquisisce una quota della società ovvero si diventa soci a tutti gli effetti. Pertanto la remunerazione del proprio investimento deriva dalle seguenti componenti:
- Dividendi pagati ai soci
- Plusvalenze derivanti dalla cessione delle quote a seguito di acquisizioni
- Quotazione in Borsa
- Fallimento dell’azienda
Quando decidiamo di investire in equity crowdfunding dobbiamo sempre tenere a mente che stiamo parlando di investimenti in startup innovative le quali non possono per legge distribuire dividendi finché rimangono in questo stato. (Generalmente i primi 5 anni di vita).
Nel caso invece di investimenti in PMI, al momento sono poche le aziende che hanno deciso di distribuire utili e pertanto non disponiamo ancora di una statistica utile a farci comprendere questa metrica.
Si sono però osservate alcune Exit e diversi nuovi round di aumenti di capitale a multipli superiori rispetto al prezzo originario. Tuttavia, solo attraverso la quotazione in borsa riusciamo a liquidare in maniera rapida la nostra posizione in quanto nel caso di nuovi round dobbiamo trovare un potenziale investitore disposto ad acquistare la nostra quota.
Infine nel caso in cui vi sia la liquidazione dell’azienda, è piuttosto remota la possibilità di ricevere indietro il proprio capitale investito in quanto generalmente i soci sono i creditori che vengono rimborsati per ultimi.
L’osservatorio del Politecnico di Milano ha ideato il Crowfunding index che descrive in sostanza il rendimento teorico dello strumento. Esso rappresenta il rendimento semplice di un portafoglio medio di un investitore che ha partecipato a tutte le campagne di equity crowdfunding.
Se ad esempio, ipotizziamo che un investitore abbia allocato 100 euro su ogni campagna pubblicata a partire da gennaio 2017, oggi il suo portafoglio avrebbe avuto una rivalutazione teorica pari a 17.46%.
Teorica in quanto finché non si riesce a vendere la quota non è possibile incassare alcuna somma di denaro.
Quali sono i rischi di investire in startup?
Investire nell equity crowdfunding è sicuramente più rischioso rispetto al mercato azionario. Se ci pensi, una start-up innovativa è un qualche qualcosa di nuovo: non ha una storia, non ha risultati da presentare, non ha dividendi e spesso nemmeno clienti. Una start-up, in sostanza, offre un’idea e un progetto più o meno dettagliato per realizzarla.
I principali rischi a cui bisogna prestare attenzione sono sostanzialmente due: rischio di perdita del capitale e rischio di liquidità.
Rischio di perdita del capitale
Poiché spesso si tratta di società neo avviate operanti in settori innovativi, il rischio che il progetto imprenditoriale non vada a buon fine è molto elevato. Pertanto la perdita del capitale è un rischio piuttosto frequente in questo genere di strumenti. Il consiglio è quindi quello di diversificare il più possibile e rischiare solo le somme che siamo disposti a perdere.
Rischio di liquidità
La liquidità di uno strumento finanziario si misura nella sua capacità di trasformarsi in moneta senza la perdita di valore. Questa caratteristica dipende sostanzialmente dal fatto che esista un mercato secondario in cui sia possibile cedere le proprie quote ad un soggetto terzo oppure dal fatto che si riesca a realizzare un exit nel momento della quotazione in borsa dell’azienda.
Anche in questo caso, il politecnico fornisce una preziosa informazione. Se consideriamo il totale delle aziende che hanno avviato una campagna (930) solo 8 si sono quotate in borsa mentre 66 sono in liquidazione. La stragrande maggioranza delle startup invece è ancora attiva.
L’equity crowdfunding, essendo uno strumento particolarmente recente, non dispone ancora di un vero e proprio mercato dove poter cedere le proprie quote. Pertanto investire in questo strumento ci espone fortemente al rischio di liquidità.
Recentemente però alcune piattaforme sono state autorizzate a mettere a disposizione degli investitori una bacheca elettronica che si pone l’obiettivo di far incontrare due potenziali investitori disposti a scambiarsi quote di startup.
Come investire in Equity Crowdfunding?
L’investimento in Equity Crowdfunding si concretizza all’interno di una piattaforma. Dopo essersi registrati come investitori, è possibile visionare tutta la documentazione inerente a tutti i progetti (chiusi o in corso di raccolta). Di solito si tratta di bilanci, presentazioni aziendali e ogni altro documento utile per poter valutare l’azienda e decidere se partecipare all’aumento di capitale.
Nel corso del tempo le piattaforme di Equity Crowdfunding si sono specializzate anche per segmento. Ad esempio ne esistono di alcune che sono dedicate agli investimenti immobiliari mentre altre si occupano di energia e ambiente. Tante anche sono inattive e diverse sono anche state chiuse.

Le principali piattaforme di Equity Crowdfunding
Come accennato in questo articolo, 5 piattaforme di Equity Crowdfunding coprono oltre il 75% del mercato complessivo. Ecco di seguito una breve descrizione di ognuna di esse.
MamaCrowd
Mamacrowd si posiziona nel mercato come leader sia in termini di volumi sia in termini di imprese finanziate. Secondo gli ultimi dati raccolti dall’Osservatorio CrowdInvesting del Politecnico di Milano, la raccolta complessiva si attesta a circa 80 Milioni di euro con un totale di 152 campagne finanziate con successo.
Mamacrowd è una piattaforma realizzata da SiamoSoci e fa parte del Gruppo Azimut. Il portale consente di investire online su un portfolio diversificato di startup e PMI con potenziale di crescita molto elevato.
Se vuoi approfondire, leggi questa recensione.
CrowdFundMe
CrowdFundMe è la seconda piattaforma italiana di Equity Crowdfunding che offre all’investitore la possibilità di acquistare sia quote di Startup e PMI sia finanziare progetti immobiliari (Real Estate Crowdfunding).
Ad oggi ha raccolto oltre 80 milioni di euro, è quotata in borsa ed ha recentemente siglato l’accordo che prevede l’acquisizione del 51% di Trusters: una delle più famose piattaforme di Real Estate Crowdfunding).
Walliance
Walliance si colloca al terzo posto della classifica delle principali piattaforme di Equity Crowdfunding. E’ una azienda che si è verticalizzata nel segmento del Real Estate e ad oggi ha raccolto circa 70 milioni di euro finanziando più i 40 progetti.
Il rendimento medio dichiarato dalla società è pari al 9.48% lordo annuo.
BackToWork
BacktoWork è una delle principali piattaforme di equity crowdfunding in Italia che favorisce l’investimento in startup, pmi e progetti real estate da parte di investitori privati e professionali. E’ partecipata da Intesa San Paolo che l’ha resa una tra le piattaforme più affidabili presenti sul mercato.
OpStart
Chiudiamo questa carrellata con OpStart che si guadagna la 4 posizione sul mercato.
E’ una piattaforma nata nel 2015 ma dopo circa 5 anni dal lancio ha deciso di ampliare il suo bacino di attività diventando il primo fintech hub in grado di offrire agli investitori i seguenti strumenti di finanza alternativa:
- Crowdbond: portale dedicato al collocamento di bond e minibond
- Crowdlender: portale dedicato al lending crowdfunding
- Crowdre: portale dedicato al real estate crowdfunding
- Crowdarena: bacheca elettronica dedicata allo scambio quote di Startup e PMI a livello europeo
Di seguito invece l’elenco di tutte le piattaforme di Equity Crowdfunding Italiane.
Ciao Daniele, grazie per l’articolo molto interessante. Personalmente affinerei solo le parti dove citi gli “azionisti” e parlerei più genericamente di soci, visto che buona parte delle società che fanno raccolta sono S.r.l.
Ciao Daniele, grazie per l’articolo. Vedo che nell’elenco delle piattaforme di equity crowdfunding ne mancano alcune. Penso sarebbe utile un elenco completo.