Il Crowdfunding visto con gli occhi del Gufo

Intervista a Tania Palmier di Ulule, il cui motto è “dare vita alle belle idee”

Con l’obiettivo di approfondire i meccanismi che fanno del crowdfunding uno strumento “open” in forte crescita e sempre più utilizzato dai privati in ambiti diversi (non-profit, arte, innovazione, startup, progetti culturali e creativi ad elevato impatto sociale), abbiamo deciso di coinvolgere chi permette la realizzazione di questi virtuosismi digitali e domandare, quindi, direttamente alle piattaforme italiane come sono nate, cresciute e come operano all’interno di un mercato variegato, sostenendo la diffusione e l’evoluzione del crowdfunding anche in quelle aree dove fa più fatica ad affermarsi.

In questa intervista chiediamo all’Operations Manager di Ulule per l’Italia, Tania Palmier, quale è stato il percorso della piattaforma di origine francese, e quali sono gli strumenti che mette in campo per sostenere un percorso di crescita in Italia, dove la raccolta fondi online non ha ancora raggiunto i volumi della vicina regione d’oltralpe.

Di seguito l’intervista.

Iniziamo da un po’ di storia, come nasce e si sviluppa il percorso di Ulule in Italia?

La piattaforma nasce originariamente nel 2010 a Parigi già con l’obiettivo di diventare la prima community di crowdfunding in Europa. Proprio per questo motivo si pensa sin dall’inizio ad una piattaforma multilingue che comprenda ben 6 idiomi diversi, tra cui anche l’italiano. La strategia che ha contraddistinto Ulule dal suo primo giorno di attività ha visto come protagonista un modello di guida e accompagnamento dei progettisti, offrendo un servizio personalizzato (inizialmente solo Francia, poi anche negli altri Paesi). Ad oggi, questo è un elemento che rimane distintivo e rappresenta il cuore della nostra attività.

Con il tempo, quindi, siamo riusciti a portare lo stesso livello di supporto ai progettisti anche al di fuori dei confini francesi. Per l’Italia, al servizio di accesso alla piattaforma in lingua italiana, già disponibile sin dal 2010, si è aggiunto nel 2014 anche il servizio di tutoring sul territorio da parte di personale qualificato in progetti di crowdfunding. Dopo qualche anno, osservando lo sviluppo del mercato in Italia, abbiamo deciso di aprire una vera e propria sede operativa a Roma (2016).

Questo ha permesso di raggiungere il nostro scopo: essere presenti sul territorio, a contatto diretto con i progettisti, per poter creare e supportare al meglio lo sviluppo di un ecosistema crowdfunding. In altre parole, una community locale.

Osservando un grande potenziale in Italia, ma anche un livello di diffusione e conoscenza del crowdfunding non ancora a pari di quello di altri paesi, come la Francia, ci siamo dedicati all’organizzazione di numerosi workshop, che inizialmente erano svolti dal vivo e poi anche online. Questi momenti di condivisione sono dedicati alla sensibilizzazione del pubblico al fine di trasferire maggiore consapevolezza sui meccanismi e sulle opportunità del crowdfunding.

Parliamo un po’ dell’offerta, che tipo di modello di crowdfunding praticate sulla vostra piattaforma e come si integrano i vostri workshop nel servizio che offrite?

Siamo rimasti fedeli fin dall’inizio al modello più diffuso di crowdfunding, e cioè il reward-based, a cui si aggiungono (come detto sopra) i servizi di tutoring e formazione da parte di team locali. Questo ci connota pienamente perché siamo una piattaforma che offre ad ogni progettista, una volta accettata la sua campagna, un servizio di supporto personalizzato (incluso nella nostra commissione). Siamo una piattaforma digitale, ma sappiamo che il contatto diretto, umano, è fondamentale per creare la fiducia necessaria in questo settore, soprattutto in Italia!

Il sistema basato sulle ricompense aiuta il finanziamento dei progetti. Le ricompense, che sono indispensabili al modello reward-based, diventano anche uno strumento efficace per mantenere la massima visibilità anche dopo aver ricevuto il versamento finanziario fatto da parte del pubblico dei sostenitori. Così i progettisti rimangono legati ai loro sostenitori in una relazione di lungo periodo. I premi sono una delle componenti creative della campagna, e permettono di instaurare un legame con i sostenitori che va anche oltre il beneficio materiale, con contenuti emotivi elevati, offrendo qualcosa di unico che solitamente non si potrebbe trovare in negozio: ad esempio un incontro personale con l’artista, una performance seguita da dietro le quinte o in anteprima, ecc.

Per quel che riguarda i workshop, organizziamo 1 workshop online al mese; più che dei workshop, sono delle vere e proprie attività formative. Sono rivolte a tutti coloro che hanno l’intenzione, in prima persona, di attivare una campagna di crowdfunding, ma anche ai potenziali progettisti che desiderano avere maggiori dettagli sul funzionamento del reward-based crowdfunding per poter creare, accompagnare ed assistere futuri progetti.
Lo scopo del workshop è di dare una formazione introduttiva che permetta ai partecipanti  di scoprire e capire meglio i meccanismi del crowdfunding, il funzionamento di Ulule, fornendo tutte le basi necessarie al fine di creare una campagna di successo.

Le community, oggi sulla bocca di tutti, sono sempre più importanti in epoca digitale. Anche se si organizzano online, però, si realizzano attraverso incontri dal vivo, che permettono la condivisione di valori e obiettivi in prima persona. Voi, in questa stessa direzione, avete lanciato il modello dei Pitch-Pitch. Ce lo racconti?

Per costruire e poi rafforzare il nostro network e la nostra community abbiamo lanciato i Pitch-Pitch. Si tratta di un evento che ha lo scopo di aiutare e incoraggiare i creativi, i maker e gli imprenditori a promuovere e accelerare il lancio dei loro progetti tramite la creazione di una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Ulule. Grazie a questi incontri vogliamo creare uno spazio e un momento dedicato alla community del crowdfunding italiano.
I Pitch-Pitch sono organizzati in vari Paesi e in varie città, ad oggi ne sono stati organizzati più di 40 nel mondo.
E’ possibile partecipare come progettista di una campagna per presentare il proprio progetto al pubblico e ottenere dei feedback e dei consigli da parte degli spettatori. Si può partecipare anche solo come spettatori per scoprire nuovi progetti, farsi ispirare e comprendere dalle esperienze altrui il funzionamento del crowdfunding.

La nostra rete si nutre anche di contatti internazionali, attraverso i nostri numerosi Hub. Queste connessioni agevolano la condivisione di best practices e success stories che utilizziamo noi stessi per crescere e comprendere come aiutare al meglio i nostri progettisti. Quando è possibile, questo network ci permette anche di creare delle interconnessioni tra più progettisti e luoghi diversi, supportando ad esempio il concept testing in una nuova città.

Sempre a proposito di community e reti sociali, come deve porsi un progettista che vuole fare una campagna di successo e qual è il ruolo che ha una piattaforma in queste dinamiche?

Spesso dobbiamo specificare che Ulule è una piattaforma di crowdfunding e non un’agenzia di marketing, perciò il lavoro di sponsorizzazione del proprio progetto è sempre compito del progettista. Per un semplice motivo: è la Sua campagna! Il progettista rimane il proprietario esclusivo di essa. Il nostro è un servizio di supporto e di consulenza per aiutarlo a realizzare una campagna adatta alle necessità e conforme all’obiettivo del progetto.  

I nostri consigli sono di identificare la community già esistente del progetto per individuare le persone che sosterranno la campagna e prevedere con quali dinamiche si potrà evolvere. La domanda principale che ogni progettista deve porsi al momento della concezione del proprio progetto è: quali sono le mie risorse e come posso sfruttarle?

Dopodichè, consigliamo sempre di realizzare un retro planning e un lavoro di pre-comunicazione prima del lancio della campagna. A volte questo si dà per scontato, ma organizzare tutte le tappe di promozione della propria campagna, prima del suo lancio, è un lavoro indispensabile, sia per prevedere quanto tempo si dovrà dedicare alla campagna che per aumentare nettamente le chance di successo.

La verità è che non esistono strumenti social magici; tocca al progettista (con l’aiuto del suo tutor) identificare lo strumento, il canale e la strategia più adatti agli obiettivi della campagna.

Bene, siamo giunti alla conclusione e, come vuole la prassi, siamo curiosi di sapere quali sono i progetti futuri!

In Italia, il nostro obiettivo rimane lo stesso: continuare ad abbattere le barriere e le idee sbagliate riguardo il crowdfunding! Per farlo vogliamo rinforzare il contatto che abbiamo con la nostra community e i futuri utilizzatori della piattaforma, grazie ai workshop e ai Pitch-Pitch. Vorremmo anche continuare a realizzare delle partnership con delle realtà che si interessano al crowdfunding come strumento innovativo, di alto livello di engagement e con una forte capacità di identificare nuovi trend.


Informazioni su Pasquale Sergi 4 Articoli
Laureato in economia con master in marketing per l'internazionalizzazione, attento sostenitore di innovazione sociale e crowd economy. Dopo una tesi sul Crowdfunding, si lascia affascinare da tutto ciò che apre nuovi orizzonti per una società aperta alla collaborazione e alla distribuzione equa delle risorse, come la finanza alternativa, le nuove tecnologie digitali e l’open innovation.

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