
La maggior parte delle persone che si approcciano al crowdfunding e ne interpretano l’essenza esclamano la parola “wow” e il pensiero ricorrente è quello di provare a sviluppare quella idea ormai messa in soffitta…
…tanto perché non provarci?
Pur ammettendo che lo spirito guida di un soggetto che prepara l’assalto al suo sogno da realizzare deve essere anche di tipo giocoso, divertente, accettando la sfida, è pur vero che il successo di una simile iniziativa passa per un piano di marketing vero e proprio che l’attore dovrà porre in essere per creare appeal al proprio progetto.
Diversamente da quello che si pensa, marketing non è sinonimo di pubblicità in tv o alla radio. Il marketing è insito in tante azioni quotidiane che mettiamo in essere, anche senza accorgercene. E’ marketing il modo in cui impostiamo la voce e scioriniamo sicurezza durante un colloquio di lavoro; è marketing utilizzare il tacco 12 per conquistare le attenzioni dell’uomo che piace. Sono tutte strategie d’attacco utilizzate per attirare attenzione, suscitare emozioni, convincere l’altro ad assumerti, o ad invitarti a cena. Una campagna di crowdfunding è il massimo esempio di quello che mi piace chiamare “self marketing”; vendere la propria idea ad una platea potenzialmente vasta, con gusti differenti, ipoteticamente disinteressata.
Un’iniziativa vincente molto spesso non è quella che utilizza i metodi esplicativi convenzionali su ciò che si intende realizzare. Ma quella che utilizza metodi non convenzionali: che ne pensate di utilizzare un video all’interno della piattaforma dove la vostra idea sia divulgata attraverso immagini retoriche, dove l’azione di per sé attira l’attenzione sul senso dell’idea che portate avanti? Se pensiamo alle cause sociali e quindi alle donation, quale miglior modo del guerrilla marketing può fare breccia nella sensibilità della gente attraverso un’azione metaforica che ne manifesti le intenzioni?
Teniamo presente che avete bisogno di una campagna di marketing a basso costo, che utilizzi una semplice tecnologia e che sia virale.
Cos’è il Guerrilla Marketing? E perché risponde a questi requisiti?
Guerriglia Marketing è la definizione utilizzata dal pubblicitario statunitense Jay C. Levinson nel lontano 1984 per delineare una forma di pubblicità non convenzionale e a basso costo ottenuta attraverso l’utilizzo creativo di mezzi e strumenti aggressivi che fanno leva sull’immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali.
Obiettivo del guerrilla marketing è ottenere il più alto riscontro con il minimo investimento. Le azioni sono repentine e di grande impatto. L’approccio è dinamico, confina con l’organizzazione di eventi, di happening, ultimamente di “flash mob”, “flash drive-in”. Comunicazione “fusa” con la vita reale… che puoi creare con un video: basta una macchina fotografica, forse anche un telefonino, un po’ di inventiva e sulla piattaforma posterai la tua storia!
Perché lo “storytelling” è l’essenza del marketing virale.
Levinson identifica alcuni principi che rappresentano le linee guida di questa tipologia di marketing:
- il guerriglia marketing è uno strumento adatto a chi dispone di budget striminziti o in taluni casi nullo;
- l’investimento nel guerriglia marketing si basa sul tempo, l’energia e l’immaginazione;
- il guerriglia marketing deve essere sempre una combinazione di diversi metodi di marketing;
- utilizza le tecnologie esistenti e accessibili ai più come strumento per rafforzare la propria idea;
- l’approccio non è vendere: è instillare la tua idea come giusta e come condivisibile, che in una campagna di crowdfunding può significare finanziamenti raccolti.
Qualche esempio?
Esempio eclatante di guerrilla marketing è stata la leggenda metropolitana messa in rete e da lì resa virale dai media in cui si parlava di quattro cineasti scomparsi misteriosamente in una foresta del Maryland nel 1994 di cui sarebbero state ritrovate le riprese a distanza di anni; un sito web trattava del caso, e dopo poco uscì nei cinema il film The Blair Witch Project, che tutti conosciamo.
Oppure sempre negli USA, la vicenda degli autori di Weeds, serie televisiva statunitense ambientata in un’immaginaria periferia della California in cui la maggior parte dei residenti è coinvolta nello spaccio e nel consumo di cannabis. Quale modo migliore per promuovere la serie che mandare un bouquet di piante di canapa a tutte le testate giornalistiche della nazione?
Un caso italiano famoso accadde nel 2001 quando nel parcheggio del parco acquatico Acquafan di Riccione vengono ritrovate delle strane forme concentriche: i media cominciano nervosamente a battere su carta che si tratterebbe di messaggio alieno… ma si trattava solo di un’operazione studiata addirittura dalla Regione Emilia-Romagna per promuovere il divertimento sulla riviera romagnola!