
La dematerializzazione dell’era digitale e la conseguenziale crisi subita dalle strutture tradizionali dell’industria discografica, impegnata a reinventarsi per sfruttare al massimo le potenzialità della tecnologia, incidono sulle scelte produttive di un settore legato inevitabilmente a logiche stringenti di profitto. Il mercato musicale restituisce oggi un potere contrattuale concentrato nelle mani delle major, intente a produrre soltanto artisti d’élite o promuovere il lancio di fenomeni virali o post talent.
Ma chi sostiene, economicamente parlando, tutti coloro che coltivano il desiderio di comunicare la propria musica partendo dal garage di casa?
Beh, qualcuno potrebbe filosofeggiare che le chances di emergere sono direttamente proporzionali alla validità del progetto musicale, alle potenzialità di crescita. Certamente condivisibile ma molto più realistico è che sine pecunia ne cantantur missae. E allora è lì, la vedi, mentre tu sorseggi l’agognato aperitivo post lavoro, quella banda di speranzosi strimpellatori trasformarsi in una squadra di “scaricatori di porto”, pronta ad allestire un altro spettacolo da sottofondo al tuo smartphone per elemosinare qualche spicciolo e realizzare un sogno.
Cari amici “traslocatori” mi dispiace, non vi posso garantire live meno puzzolenti ma posso garantire che le soluzioni ci sono per crescere dal basso in maniera indipendente.
Avete mai sentito parlare di sharing economy e di crowdfunding? No, perchè anche nella musica il modello della sharing economy e in particolare il crowdfunding, offre canali efficienti di promozione, rimettendo al pubblico il compito di giudicare le potenzialità di un artista o di un progetto. Immaginate da un lato una folla di appassionati pronti a sostenere la commercializzazione di musica di qualità e dall’altra, voi, artisti emergenti o affermati che raccolgono fondi per comunicare musica.
Il discorso diventa interessante se analizziamo le tre piattaforme italiane di crowdfunding dedicate esclusivamente alla musica: Musicraiser, BandBackers e GigFarm.
Pensate che MusicRaiser, la principale piattaforma in Italia di fundraising per la musica, nel 2014 ha reso possibile la pubblicazione di 150 nuovi album su circa 650 realizzati complessivamente nel nostro paese. Fondata dal cantante dei Marta Sui Tubi, Giovanni Gulino, e dalla compagna dj e producer, Tania Varuni, la piattaforma conta una community di oltre 100 mila raiser che hanno sostenuto più di 1000 progetti musicali per oltre 3.500.000 euro. Come funziona? Proponete una campagna di raccolta fondi prestabilendo un budget, promuovete la vostra arte tra fans e backers, raggiungente l’obiettivo prefigurato in 60 giorni e realizzate il vostro sogno. Non è tutto. Il business model della piattaforma non contempla la sola attività di raccolta fondi a favore degli artisti ma si completa di una serie di servizi collaterali pronti a sostenere le esigenze di diversi attori del panorama musicale. Musicraiser consente di promuovere eventi tramite il ticket pre-order, di distribuire il prodotto musicale con il sevizio di vendita white label e di utilizzare il servizio di album pre-order per gli artisti che hanno già prodotto o sono in fase di produzione del proprio lavoro artistico. Recentemente è stato introdotto il MusicRaisers accelerator, un’acceleratore musicale con sette livelli promozionali da sbloccare per ottenere determinati benefit: dalla promozionale social alle opportunità live, passando per la presentazione ai migliori addetti ai lavori dell’industria musicale. L’ultimo step dell’accelerator consente di ottenere un contratto di distribuzione fisica (Italia) e digitale (mondo) con la stampa a carico di Believe[1] di minimo 500 copie del disco in formato CD, promozione sul web, un ufficio stampa dedicato per 3 mesi, oltre a mantenere la libertà artistica, la proprietà sul master e tutti i diritti di utilizzazione economica.
Siete convinti che le performance live siano il vostro punto di forza ma non riuscite ad organizzare concerti e festival? Bene, date un’occhiata a GigFarm, la prima piattaforma di crowdfunding in Italia dedicata esclusivamente ai live. La piattaforma permette ad artisti e promoter di entrare in contatto direttamente col proprio pubblico e con il popolo della rete per presentare idee e progetti da sviluppare, concedendo in cambio gadget esclusivi, album autografati, edizioni limitate, download digitali, pass per i backstage. Gigfarm fornisce servizi di organizzazione, produzione, promozione di eventi live sia attraverso il metodo del crowdfunding che quello tradizionale, non vincolando gli artisti né dal punto di vista discografico né dal punto di vista editoriale.
Se tutto questo non vi basta e volete ancora andare oltre basta approdare su BandBackers, nata nel 2015 e che a differenza delle competitor propone il modello del royalty crowdfunding. BandBackers è una label community, ennesima innovazione consentita dalla sharing economy e dalla democratizzazione del mercato. La community presente sulla piattaforma non solo sostiene la produzione di un prodotto musicale, ma ne diviene co-produttore a tutti gli effetti, beneficiando di una percentuale degli introiti derivante dalle opere finanziate. Gli artisti stipulano difatti con la piattaforma un contratto editoriale, riconoscendo alla stessa una percentuale degli utili proveniente da vendite, cachet, merchandising, edizioni che saranno redistribuiti con i finanziatori o backers in relazione all’investimento da questi effettuato. Questo sistema consente loro di sostenere attivamente i progetti finanziati e monetizzare l’investimento in proporzione a tempo e denaro impegnati.
Beh, cos’altro dire. A buon intenditor, poche parole.
[1] Believe è leader europeo di servizi destinati ad artisti indipendenti, www.believedigital.com.
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