
Italia Startup è l’Associazione no profit che rappresenta, sostiene e dà voce all’ecosistema dell’innovazione italiana. Fondata nel 2012, l’Associazione è formata da imprenditori, incubatori, investitori, startupper, industriali, enti e aziende.
La sua mission è “riunire e rappresentare le giovani imprese innovative ad alto potenziale di crescita e tutti coloro che, persone fisiche, enti o persone giuridiche, si occupano a qualsiasi titolo di facilitare, supportare o gestire e valorizzare progetti di startup siano essi i fondatori delle startup stesse o i soggetti che ad essi si affiancano nel loro percorso di crescita: incubatori/acceleratori, investitori, aziende e soggetti abilitatori”.
Abbiamo incontrato il segretario generale, Federico Barilli, che in questa approfondita intervista, ci spiegherà i propositi di crescita per l’ecosistema startup innovazione per questo 2017, quali saranno i vantaggi che ci dobbiamo aspettare grazie alla Legge di Bilancio approvata dal governo per sostenere la crescita e lo sviluppo del nostro Paese e le prospettive del fenomeno del crowdfunding il prossimo futuro.
Un 2016 ricco di soddisfazioni per ItaliaStartup che è cresciuta molto in termini di nuovi associati e partner. Quali risultati vi aspettate di raggiungere per questo 2017?
I risultati attesi per quest’anno sono almeno 3: il primo è continuare a consolidare le adesioni delle startup, che crescono al ritmo di 40/50 nuove iscritte ogni mese, e di aiutarne la profilazione strutturata, quindi la qualificazione, grazie all’accordo attivato nel 2016 con Atoka.io, il database delle imprese italiane frutto dell’integrazione tra Cerved e Spazio Dati; il secondo obiettivo è potenziare l’attività connessa all’open innovation e al corporate venture capital, nell’ambito della quale l’Industry Advisory Board – formato da quasi 30 imprese frutto della collaborazione tra Italia Startup e Assolombarda – svolge un ruolo chiave in termini di definizione di modelli, di raccolta casi di successo e di quantificazione del fenomeno. Quest’anno è previsto anche un road show divulgativo tramite gli eventi SMAU e alcune associazioni territoriali di Confindustria; il terzo risultato che ci attendiamo è quello di aprire sempre di più il nostro ecosistema allo sviluppo internazionale: la collaborazione con ITA (Italian Trade Agency), ben avviata a fine 2016 e la concentrazione su pochi, importanti eventi mondiali nella logica dell’Italian Delegation strutturata, sono due elementi importanti della nostra strategia futura.
In base alla vostra esperienza, quali sono i limiti e le maggiori difficoltà, che possono rallentare il percorso di crescita di una startup in Italia?
I limiti e le difficoltà possono essere numerosi e valgono per tutte le nuove imprese innovative (e per tutte le neo imprese): non avere un team sufficientemente coeso o ben strutturato quanto a competenze base (management, produzione, vendita, marketing, finanza); avere uno statuto e quindi un atto costitutivo non adeguato, che rischia di non reggere a possibili evoluzioni, quali l’ingresso di nuovi soci o la gestione di possibili conflittualità tra i soci stessi; attivare un progetto troppo locale che quindi non nasce subito globale e ambizioso (lo statuto di Italia Startup dice che le giovani imprese innovative devono essere ad alto potenziale di crescita). Ma personalmente mi convinco sempre più che il limite principale delle startup italiane è quelle di essere indirizzate prevalentemente a logiche BtoC e digitali, sulla scia dei modelli anglosassoni. L’Italia è un Paese a forte vocazione manifatturiera (quinta potenza mondiale quanto a produzione manifatturiera) e gli imprenditori consolidati italiani, benché ancora poco attenti ai fenomeni open innovation e corporate venture capital, guardano con molto più interesse a innovazioni di prodotto o a innovazioni di processo, che puntano al BtoB e quindi ad aspetti connessi alla produzione e all’R&D. Il pensiero diffuso (che condivido) è che il “cavallo non beve” nel senso che le aziende italiane non guardano alle startup innovative con sufficiente attenzione: credo però che una parte rilevante della responsabilità sia attribuibile al nostro ecosistema che deve passare – rapidamente – da un’impostazione BtoC/digitale centrica, a un’impostazione BtoB e di prodotto. Ne gioverebbe tutto il sistema industriale e le buone pratiche attive in questo senso lo confermano.
A livello di sviluppo internazionale, quali saranno le principali iniziative promosse da ItaliaStartup che ci aspettano per quest’anno?
Come dicevo prima, la recente interlocuzione con ITA (Italian Trade Agency) ci sta aprendo a prospettive interessanti. La logica – conseguente anche a una survey interna fatta recentemente sulla nostra base associativa a cui hanno risposto quasi 100 imprese (tra startup e loro partner) – è quella di presidiare in modo più strutturato pochi grandi eventi mondiali, con una delegazione italiana “robusta” che metta in luce il meglio del made in Italy innovativo e tecnologico. E proprio nella logica del made in Italy, l’ambizione che abbiamo – a partire dal 2018 – è di essere presenti con l’innovazione italiana in alcuni grandi manifestazioni mondiali di settore, a partire dallo stesso Salone del Mobile.
Rispetto al passato, c’è stata una grande apertura per le sinergie tra il sistema industriale italiano e il mondo startup innovazione. Quali possono essere gli strumenti o le iniziative per proseguire con lungimiranza questa importante strada intrapresa?
Detto che i provvedimenti legislativi connessi a Industria 4.0 vanno nella giusta direzione, penso che quanto citavo prima sia il cuore del problema o dell’opportunità, a seconda del punto da cui lo si guardi. Non mi sento di incolpare gli imprenditori manifatturieri italiani (e non pochi sono iscritti a Italia Startup) quando dicono che ci sono in giro troppe app e troppo poca innovazione di prodotto (e comunque un pò di colpa ce l’hanno anche loro perché digitalizzare l’azienda è elemento altrettanto indispensabile per essere competitivi). Ma non c’è dubbio che il dialogo e la contaminazione tra i due sistemi – quello dell’azienda matura e manifatturiera e quello dell’impresa giovane e innovativa – è e sarà molto più oliato quando l’ecosistema startup e innovativo italiano si presenta e si presenterà con prodotti e soluzioni adeguate all’industria manifatturiera italiana (la 4A di Arredo, Abbigliamento, Automazione e Alimentare, ma anche il Farmaceutico, il Turismo, ecc). Il mercato per le startup è e deve essere il mondo. Ma qui abbiamo la formidabile opportunità di avere una parte di mondo in casa, perché le oltre 4000 multinazionali tascabili italiane sono parte integrante della competizione mondiale e hanno fame di innovazione.
Legge di Bilancio 2017, novità interessanti per tutte le startup e Pmi innovative: dall’esonero dell’imposta di bollo, alla detrazione Irpef per gli investimenti effettuati da persone fisiche che è passata al 30%. In particolare sul crowdfunding, la Camera ha approvato l’emendamento in modo da estenderlo a tutte le Pmi italiane. In base a queste premesse, potremmo definire il 2017 l’anno del rilancio del finanziamento collettivo?
Sì, le premesse per un anno di consolidamento dei buoni risultati ottenuti nel 2016 (più 25% degli investimenti in startup innovative rispetto al 2015) ci sono tutte. E i provvedimenti citati sono proprio quelli che possono dare il “boost” al sistema, soprattutto la detrazione del 30% su un tetto di investimento che passa da 500.000 a 1 milione di €, che quindi incide sul contribuente – nel caso di investimento massimo – per una detrazione di 300.000€ sulla dichiarazione dei redditi. Sono tanti soldi ed è davvero un incentivo, che ci avvicina al sistema più virtuoso d’Europa in questo senso, che è UK. E poiché i patrimoni privati italiani sono molto consistenti e l’incentivo molto allettante, le prospettive sono di crescita degli investimenti. Anche il Crowdfunding sta cominciando a decollare. Si vedono i primi progetti di successo. Numeri ancora piccoli ma promettenti. Anche in questo caso la logica family & friends, mista con i sempre più numerosi business angel italiani, può essere una leva di sviluppo concreto.
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